mercoledì, agosto 27, 2008

lunedì, agosto 25, 2008

E la nave del fumetto va...

La nave del mondo del fumetto pare sempre sul punto di andare a fondo, ma a fondo non ci va mai.
Qualche giorno fa leggevo il recente aggiornamento del sito di Michele Medda e ho avuto la sensazione che uno degli interventi lo avessi già letto tempo fa. Ma in realtà non era così.

Si tratta di un argomento che a Medda sta particolarmente a cuore, e infatti ne parla spesso. L'articolo in questione si occupa della crisi del fumetto, ma sembrerebbe un (non tanto velato) invito, alla nuova generazione di autori e di aspiranti tali, a lasciar perdere. Il problema comunque è reale e ben più profondo, ma non si risolve certo dando le colpe al pubblico che non legge, e/o scoraggiando i nuovi autori. Di crisi del fumetto, in Italia, se ne parla da oltre 25 anni. Nei primi anni ottanta la situazione era ben più grave di quella attuale. Poi è bastato che la Bonelli desse fiducia ad un autore chiamato Tiziano Sclavi, che ebbe la possibilità di creare Dylan Dog, e il mercato del fumetto, come per miracolo, trovò un nuovo pubblico.
E degli effetti positivi del successo di Dylan Dog ne beneficiarono in tanti. L'ottimo successo di Nathan Never, qualche anno dopo, fu possibile grazie al pubblico "scovato" da Dylan Dog.
E non è un caso che dietro questi successi editoriali vi fossero autori giovani. Tiziano Sclavi quando creò Dylan Dog aveva 33 anni (ma già lavorava da almeno dieci).
Quando crearono Nathan Never, Medda e Serra avevano meno di 30 anni e Vigna li aveva superati da poco. Perchè autori così giovani furono in grado di creare questi personaggi apprezzati dal pubblico? Il motivo è semplice, erano in sintonia con i gusti e le aspettative dei lettori. Quindi, quando sento discorsi che invitano i nuovi autori a lasciar perdere, resto perplesso. Finchè questo discorso lo fa Sergio Bonelli (che pare sia pessimista di natura) mi può stare anche bene, perchè ormai è solo un editore, ma se lo fa un autore di fumetti invece no. E come se Venditti andasse a dire in giro che è meglio che i giovani facciano altro piuttosto che cercare di fare musica. Penserei che lo stia dicendo perchè ha paura di una possibile concorrenza.
Su una cosa, però, Michele ha ragione. Il lavoro del fumettista sta assomigliando sempre di più a qualunque altro lavoro, con tutte le precarietà che ne conseguono.
Ma perchè questo? Perchè la Bonelli, in questi anni, grazie alla possibilità del mercato, ha fatto diventare il "fumettista" una sorta di impiegato pubblico privilegiato: lavoro continuativo e ottimo guadagno.
I tempi cambiano, purtroppo. E sta cambiando anche la figura del fumettista e il mondo lavorativo intorno a lui. L'idea dell'autore legato alla stessa casa editrice e allo stesso personaggio per anni non sarà più la sola che dovremmo considerare. Sarà sempre più simile, come figura, a quella di altri liberi professionisti, come grafici, illustratori, fotografi e architetti. L'autore sarà freelance e manager di se stesso o legato ad una agenzia. E sarà il mercato a decidere. Anche perchè (e gia lo stiamo vedendo con tanti autori italiani che collaborano con diversi editori sia italiani che stranieri) lo scenario lavorativo si sta ampliando e lo sarà sempre di più in futuro. Insomma, anche il fumettista risentirà dell'effetto della globalizzazione, quindi ci saranno autori che non saranno più legati al mercato italiano, ma magari avranno un contratto con un editore francese, poi per un anno lavoreranno con un editore americano, e poi ancora per un editore italiano. Quindi scoraggiare i nuovi autori dimostra solo una visione limitata al mercato italiano e non coglie il cambiamento che c'è in atto.
Poi dal punto di vista di lettore, io auspico fortemente l'arrivo di autori giovani, professionalmente preparati, che possano dare il via ad una rinascita del fumetto italiano. Per assurdo, ma non poi tanto, i nuovi potrebbero davvero portare via del lavoro ai vecchi autori. Ogni nuovo sceneggiatore che scrive Dylan Dog (penso a Di Gregorio, Recchioni, Bilotta) per forza di cosa occupa uno spazio che prima era di altri, a meno che Bonelli non decida di aumentare a dismisura le uscite di Dylan Dog. Ma se questi autori giovani scrivono belle storie, tanto di guadagnato per tutti. Ci guadagna il pubblico che rimane soddisfatto, ci guadagna l'editore e ci guadagna, soprattutto, il fumetto italiano e non solo.

venerdì, agosto 22, 2008

Un gelato al veleno

Fotoromanza di Gianna Nannini è una delle più belle canzoni italiane degli anni '80. Il video è stato realizzato da Michelangelo Antonioni.

Fotoromanza - Gianna Nannini
Se la sera non esci ma
ti prepari un panino mentre guardi la tv
anche tu?
ti addormenti con qualcuno che alla luce del giorno non conosci più
anche tu?
ti telefono o no ti telefono o no
ho il morale in cantina
mi telefoni o no, mi telefoni o no
chissà vincerà
poi se ti diverti non la metti da parte un pò di felicità
anche tu?
io vorrei sognarti ma ho perduto il sonno e la fantasia
anche tu!
ti telefono o no ti telefono o no
io non cedo per prima
mi telefoni o no mi telefoni o no
chissà chi vincerà
questo amore è una camera a gas
è un palazzo che brucia in città
questo amore è una lama sottile
è una scena al rallentatore
questo amore è una bomba all'hotel
questo amore è una finta sul ring
è una fiamma che esplode nel cielo
questo amore è un gelato al veleno
io non riesco a dirlo
è che ti vorrei soltanto un pò di più
anche tu?
io vorrei toccarti ma più mi avvicino e più non so chi sei
anche tu!
ti telefono o no ti telefono o no
io non cedo per prima
mi telefoni o no mi telefoni o no
chissà chi vincerà
questo amore è una camera a gas
è un palazzo che brucia in città
questo amore è una lama sottile
è una scena al rallentatore
questo amore è una bomba all'hotel
questo amore è una finta sul ring
è una fiamma che esplode nel cielo
questo amore è un gelato al veleno

lunedì, agosto 18, 2008

In giro per gli Stazzi Uniti

Nei giorni scorsi ho fatto un breve giro per la Sardegna. Il 14 agosto ero a Domusnovas per seguire un convegno organizzato dall'amico ricercatore Corrado Zedda. La mattina di Ferragosto una breve visita alle Grotte di Su Mannau nei pressi di Fluminimaggiore e nel pomeriggio un salto a vedere i resti del Castello di Acqua Fredda a 4 km. da Siliqua. Un paio di giorni tranquilli e rilassanti.
Invece di postare le foto dei luoghi sopracitati, ho preferito inserire un'immagine di un divertente murales dedicato a Tex Willer situato all'angolo con la strada principale di Fluminimaggiore nei pressi di un distributore di benzina.
Se siete curiosi di leggere cosa c'è scritto potete aprire l'immagine in un'altra finestra.

domenica, agosto 17, 2008

So long, Carlos

Il blog riapre dopo la pausa con una notizia triste. Nei vari siti di fumetti, da un paio di giorni, è apparsa la notizia della morte, a soli 50 anni, del disegnatore Carlos Meglia. Era da anni tra i miei disegnatori preferiti e la sua morte mi ha sinceramente turbato. In Italia era conosciuto sopratutto per Cybersix. E' una grande perdita per il fumetto mondiale.

lunedì, agosto 04, 2008

In memoria di Alexandr Solgenitsyn


Dal sito di "Repubblica"

E' morto il Nobel Solgenitsyn
Ha raccontato l'orrore dei gulag
ROMA - E' morto il premio Nobel che ha raccontato gli orrori dei gulag nei quali era stato rinchiuso e che fu poi espulso dall'Unione Sovietica. Alexandr Solgenitsyn si è spento a 89 anni per un infarto. Lo scrittore è morto nella sua casa moscovita. La notizia è stata data dal figlio Stepan.
Pur malato da tempo, continuava ad occuparsi delle sue opere, un'edizione completa delle quali è uscita in Russia proprio nei mesi scorsi.
Nel 1974 era stato privato della cittadinanza sovietica ed espulso dall'Urss. Aveva quindi vissuto in Germania, in Svizzera e infine negli Stati Uniti. Era tornato in Russia nel 1994, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica.

Molto amato in Occidente ma non così apprezzato nel suo paese, Solgenitsyn fu lo scrittore che per primo ruppe il velo di silenzio che circondava i Gulag dell'Unione Sovietica. Il suo primo romanzo breve, 'Una giornata di Ivan Denisovic' che comparve nel 1961 sulla rivista 'Novyj Mir', fu un evento politico ma insieme letterario di straordinario rilievo. Momento fondamentale della sua fortuna insieme a 'Arcipelago Gulag', due opere attraverso le quali ha raccontato in modo esplicito, con i dettagli crudi della vita quotidiana, la realtà di campi di concentramento staliniani dove lo stesso scrittore fu recluso per oltre 10 anni a partire dal 1945, reo di aver alluso in modo improprio a Stalin in una sua lettera.

Era stato poi riabilitato, ma la sua battaglia contro il potere sovietico proseguì nei successivi romanzi, da 'Divisione Cancro' (1967), 'Il primo cerchio' (1969) con la forma di un grande talento letterario. Questi due romanzi, come le sue opere successive, saranno pubblicate soltanto in Occidente. E procurarono allo scrittore una popolarità che gli vale nel 1970 il premio Nobel per la letteratura.
A metà degli anni '70 arriva 'Arcipelago Gulag', l'opera colossale che ha causato la sua espulsione dall'Urss. Raccoglieva infatti dati, racconti e documenti mai così dettagliati fino a quel momento sulle deportazioni e i lager dell'epoca staliniana: Solgenitsyn lo aveva potuto portare a termine in 11 anni di lavoro grazie all'aiuto di compagni di prigionia e amici.
Dopo la cacciata dall'Unione Sovietica si stabilì a Zurigo e dedicò larga parte degli anni del suo esilio ad una serie di conferenze in giro per gli Stati Uniti e per il mondo dove raccontava in prima persona la sua testimonianza di dissidente.
Tornato in patria però non ebbe quella calda accoglienza che forse si aspettava e l'ostilità nei suoi confronti rimase. Tanto più alimentata dalle sue ultime opere in cui il premio Nobel tornava a criticare il potere dei nuovi oligarchi e la decadenza della Russia contemporanea. Inoltre aveva appoggiato in modo dichiarato la chiesa ortodossa esprimendo sentimenti fortemente patriottici e condannando anche nel 1999 i bombardamenti della Nato in Serbia nella guerra dei Kosovo, paragonandoli a quelli di Hitler. Soltanto dopo il 2000 Solzhenitsin si era in parte riconciliato con il suo amato paese incontrando per la prima volta il presidente Vladimir Putin.

domenica, agosto 03, 2008

Fred e gli Asternovas


Quasi al termine della seconda guerra mondiale, un giovane militare, Ferdinando Buscaglione, era stato inviato dagli Americani in Sardegna. I militari si accorsero ben presto del suo talento musicale e lo fecero entrare nell'orchestra della radio alleata. Questo permise al giovane Ferdinando di continuare a fare musica e di sperimentare le nuove sonorità e i nuovi ritmi che venivano dagli Stati Uniti. Buscaglione, che era impegnato a tenere spettacoli per le truppe del 30° Corpo d'Armata e per Radio Sardegna (che trasmetteva inizialmente dalle grotte di Is Mirrionis, presso Cagliari), formò un gruppo chiamato Complesso Buscaglione, in cui si esibiva suonando il violino. Successivamente, il gruppo si trasformò in Quintetto Aster e Buscaglione iniziò a farsi chiamare Fred. Oltre a lui i quattro componenti del gruppo erano musicisti sardi: i fratelli Franco e Berto Pisano, rispettivamente alla chitarra e al contrabbasso, Gianni Saiu alla chitarra, Carletto Bistrussu alla batteria. Il gruppo in seguito prese il nome di "Asternovas" ed accompagnò per quasi tutta la carriera Fred Buscaglione. Il complesso ha avuto nel tempo diversi mutamenti e integrazioni di organico mantenendo tuttavia inalterata la propria vena swing.


La storia del gruppo, dalla sua costituzione alle prime esibizioni a Radio Sardegna, fino alla trasformazione prima in Quintetto Aster e poi in Asternovas, è stata raccontata nel libro di Gioachino Lanotte Fred Buscaglione - Cronache swing dagli anni 50, pubblicato da Editori Riuniti nel 2007.

Nel video la strepitosa canzone di Buscaglione, Vecchio Boxeur eseguita iniseme agli AsterNovas.

venerdì, agosto 01, 2008

Minchia, Sig.Tenente!

Giorgio Faletti è un personaggio eclettico, è passato da essere cabarettista per diventare un apprezzato scrittore di gialli. Pochi ricordano, però, che Faletti è anche autore di canzoni. Nel 1994 partecipò al Festival di Sanremo classificandosi al secondo posto. Il brano presentato è lontano dalle classiche canzoni sanremesi. Il testo esprime le amare riflessioni di un carabiniere del sud. La canzone ha ormai 14 anni, ma resta sempre attuale.


Signor Tenente
(Testo e musica di Giorgio di Giorgio Faletti)
Forse possiamo cambiarla
ma e' l'unica che c'e'
questa vita di stracci e sorrisi
e di mezze parole
fosse cent'anni o duecento
e' un'attimo che va
fosse di un attimo appena
sarebbe con me
tutti vestiti di vento
ad inseguirci nel sole
tutti aggrappati ad un filo
e non sappiamo dove
minchia signor tenente
che siamo usciti dalla centrale
ed in costante contatto radio
abbiamo preso la provinciale
ed al chilometro 41
presso la casa cantoniera
nascosto bene la nostra auto
ca' se vedesse che non c'era
e abbiam montato l'autovelox
e fatto multe senza pieta'
a chi passava sopra i 50
fossero pure i 50 di eta'
e preso uno senza patente
minchia signor tenente
faceva un caldo che se' bruciava
la provinciale sembrava un forno
c'era l'asfalto che tremolava
e che sbiadiva tutto lo sfondo
ed e' cosi' tutti sudati
che abbiam saputo di quel fattaccio
di quei ragazzi morti ammazzati
gettati in aria come uno straccio
caduti a terra come persone
che han fatto a pezzi con l'esplosivo
che se non serve per cose buone
puo' diventare cosi' cattivo
che dopo quasi non resta niente
minchia signor tenente
e siamo qui con queste divise
che tante volte ci vanno strette
specie da quando sono derise
da un umorismo di barzellette
e siamo stanchi di sopportare
quel che succede in questo paese
dove ci tocca farci ammazzare
per poco piu' di un milione al mese
e cie' una cosa qui nella gola
una che proprio non ci va giu'
e farla scendere e' una parola
se chi ci ammazza prende di piu'
di quel che prende la brava gente
minchia signor tenete
lo so che parlo col comandante
ma quanto tempo dovra' passare
per star seduto su una volante
la voce in radio ci fa tremare
che di coraggio ne abbiamo tanto
ma qui diventa sempre piu' dura
quando ci tocca di fare i conti
con il coraggio della paura
e questo e' quel che succede adesso
che poi se c'e' una chiamata urgente
se prende su e ci si va lo stesso
e scusi tanto se non e' niente
minchia signor tenente
per cui se pensa che c'ho vent'anni
credo che proprio non mi da torto
se riesce a mettersi nei miei panni
magari non mi fara' rapporto
e glielo dico sinceramente
minchia signor tenente