domenica, aprile 06, 2008

Claudio Baglioni: Un film in una canzone

Per anni la cosidetta "cultura" ha snobbato Baglioni considerandolo un cantautore per parrucchiere e domestiche. La realtà è diversa. Basta ascoltare tutta sua la produzione per rendersi conto che Baglioni non ha nulla da invidiare ai cantautori "impegnati".
Spesso in canzoni che durano cinque minuti Baglioni racconta delle storie che sono dei veri e propri piccoli film in musica.
Un esempio è Fotografie , una canzone del 1981 tratta dall'album "Strada Facendo". Con un testo triste ma splendido ci racconta l'inizio, l'evolversi e la fine di un amore attraverso la visione di vecchie fotografie.
Fotografie
un azzurro scalzo in cielo il cielo matto di marzo e di quel nostro incontro al centro
tu poggiata sui ginocchi e il vento sui capelli e sui tuoi occhi
qui l'ombra cade giù dalla tua mano un orizzonte di cani abbaia da lontano
tu aggrappata alla ringhiera di una tenera e distratta primavera
pomeriggio lento e un po' svogliato maggio è andato via un dito sotto il mento
e gli uccelli fuggono infilando il verde dove la città si perde
sopra un foglio di carta vetrata luglio
e tu sdraiata tu sporca di baci e sabbia a cercar le labbra smisurate dell'estate sulle mie
in quest'altra stiamo insieme come ridi di gusto e fino a soffocarti
io stringevo agosto e te vedendoti con gli occhi miei per non scordarti
e ancora tu tra file di alberi che cuciono colline di uva bianca
tu sei stanca un giorno intero a bere vino e un contadino col bicchiere in mano li' vicino
foglie arrugginite in fondo al viale e nuove voglie e tu tu sei venuta male
la tua faccia un po' tirata e una risata senza più allegria e incoscienza
l'aria acerba della domenica mattina sopra l'erba e tu e lacrime di brina
guance colorate mentre sbucci arance e stupide bugie
resta li non muoverti sorridi un po' adesso voltati fai cosi'
appoggiati non dire no amore guarda qui
gennaio e il fiato grosso scalda le parole il sole andava giù cielo di marmo rosso
tu un po' nera contro quella sera che scavava il nostro addio e scappava
la pioggia fina salta sopra i marciapiedi noia moschina
e tu tu guardi ma non vedi che è finita e tra le dita non ci sono che fotografie
un azzurro scalzo in cielo il cielo matto di marzo e di quel nostro incontro al centro
tu poggiata sui ginocchi e gli occhi tuoi per sempre nei tuoi occhi

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